mercoledì 21 marzo 2012

GCB - Good Christian Bitches

GCB, Good Christian Bitches, questo il titolo originario della new entry partita in midseason lo scorso 4 marzo, trasformato subito dopo le prime polemiche in Good Christian Belles, per evitare aspre e sterili proteste da parte di conservatori e Cristiani.
Creata da Robert Harling  e prodotta da Darren Star, un nome, una garanzia, GBC punta su una fotografia nitida, brillante e dagli accesi colori pastello, una sceneggiatura caratterizzata da dialoghi ironici e rapidi e una regia fresca e frizzante. Lo humour portato in scena è cinico e aspro, divertente seppur a volte prevedibile, punta i riflettori sull'ipocrisia delle apparenze, i frivoli rapporti di vicinato e i colpi bassi tra amiche, qui edulcorati ad hoc.
A completare il quadretto già di per sé parecchio appetitoso, un cast di tutto rispetto, a cominciare dalla protagonista, la bionda Leslie Bibb (protagonista in Popular di Ryan Murphy). Ironia della sorte, anche qui come in Popular, Leslie, nei panni di Amanda, porta con sé un passato da Queen B del liceo e oggi che a quarant'anni torna nella città di origine, con due figli adolescenti e un marito defunto ed ex truffatore, si ritrova faccia a faccia con il suo passato da cattiva ragazza e con le sue ex nemiche di liceo pronte a dichiararle guerra. Difficile per Amanda ripartire da zero e ricominciare una nuova vita come vorrebbe, seppur con il prezioso aiuto di sua madre Gigi, interpretata dalla strepitosa Annie Potts, una donna sì invadente e prepotente, ma dal cuore grande e disposta a tutto pur di ricucire i travagliati rapporti con la figlia e i nipoti. 
Per Amanda, però, la strada è tutt'altro che in discesa: ad accoglierla infatti le ormai attempate compagne del liceo, arricchite e affermate "cougar", sposate con uomini milionari e poco affidabili, e affamate di una logorante vendetta nei suoi riguardi.
A fare da leader, Carlene, l'irresistibile Kristin Chenoweth (di cui ci ricordiamo per i suoi ruoili in Pushing Daisies e Glee) la classica vipera dalla lingua tagliente, pronta a nascondersi dietro il credo della religione cristiana per colpire alle spalle gli avversari. Biondissima, appariscente e vendicativa, le intenzioni di Carlene sono chiare sin dal pilot e già nel secondo episodio non lasciano dubbi: sbarrare la strada alla protagonista, umiliarla a più non posso ironizzando anche sulla morte del marito, e costringerla a tornare al punto di partenza con la coda tra le gambe.

Tratto da un irriverente romanzo della scrittrice Kim Gatlin, dal quale però la serie si discosta parecchio soprattutto per ciò che riguarda le storyline secondarie, GCB conta anche altre tre protagoniste, Heather (Marisol Nichols), l'unica disposta a concedere una seconda chance ad Amanda, Cricket (Miriam Shor), moglie autoritaria di un uomo che le nasconde una relazione gay, e Sharon (Jennifer Aspen), ex ragazzotta sovrappeso, sposata con uno dei più grandi corteggiatori di Amanda ai tempi del liceo.
Nonostante si sia già fatta carico di un'eredità pesante come quella delle Desperate Housewives, GBC è una dramedy ben scritta e ben diretta, con un ottimo potenziale e buone possibilità di crescita, soprattutto per l'evoluzione dei personaggi e il concatenarsi degli intrecci.
È una serie che va vista con la giusta dose di leggerezza, senza eccessive aspettative e con la speranza che andando avanti non deluda, evitando però paragoni inopportuni con Bree, Susan e le casalinghe disperate. Nessuno di noi dimenticherà mai Desperate Housewives e nessun altro telefilm potrà mai sostituirla, perciò basterà tenersi alla larga da appellativi come "erede" o "successore" e dare a GCB la chance che merita, come le protagoniste dovrebbe fare con Amanda.

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